Il Sequestro
È
tardi; questa è zona di sequestri: è
bene fare attenzione e fare anche presto.
Così pensa la signora mentre scende dalla macchina e si avvia a passi
veloci verso casa. Non giovanissima,
tuttavia ancora più che bella e piacente.
Si accorge subito che i suoi timori erano più che giustificati: qualcuno
le afferra, improvvisamente, le mani e
gliele lega dietro la schiena; contemporaneamente le mettono, sempre da dietro,
una fascia sulla bocca legandogliela sulla nuca per impedirle di gridare; si, è
proprio un sequestro, e questa volta, purtroppo, è toccato proprio a lei. La
trascinano dentro la macchina che parte subito a gran velocità. Finalmente può vedere in faccia i suoi
sequestratori; ma è strano che non l’abbiano bendata: lei in futuro li potrebbe
sempre riconoscere. Naturalmente questa circostanza non la tranquillizza
affatto.
Sono in
due, giovani tutti e due; potrebbero avere al massimo trent’anni; peccato, così
giovani e già così rovinati in questo
tipo di affari. Quello che sta al
volante ha una faccia pulita, da ragazzo onesto; incontrandolo per strada non si immaginerebbe mai che fa questo genere di
cose, inoltre è anche un bel ragazzo, alto, spalle larghe, molto robusto.
Chissà perché, ma le ispira fiducia e tranquillità. L’altro, che le sta seduto
vicino, su un sedile posteriore, invece è tutto l’opposto: non è certo bello ,
ed ha proprio una faccia da delinquente; mette paura solo a guardarlo.
Tra
l’altro la guarda in un modo che non le piace proprio. Visto che ci siamo, dice
al compagno, potremmo….non ci pensare proprio, risponde l’altro, quello con la
faccia buona; se ti vuoi divertire, trova un altro momento, un altro modo e
un’altra persona; noi ora dobbiamo solo pensare a portare a termine
l’operazione e nel modo migliore possibile.
Intanto
sembra che sono arrivati: fermano la macchina (si trovano su una strada
secondaria di campagna) scendono e fanno scendere anche lei e si incamminano
tutti e tre lungo un sentiero di montagna.
Dopo circa
un’ora di marcia, i due giovani si fermano presso una catapecchia abbandonata e
semidistrutta; evidentemente sarà questo il luogo della sua prigionia. Entrano dentro, le levano la fascia dalla bocca (tanto anche se
grida nessuno la può sentire); il ragazzo con la faccia buona le domanda se sta
bene e se ha bisogno di qualcosa. Le dice anche di stare tranquilla perché
finirà tutto presto e non le sarà fatto nulla di male.
Naturalmente
mi dice questo per farmi stare buona, pensa lei; però è gentile e sicuramente
farà di tutto per farmi meno male possibile; peccato che si è fatto coinvolgere
in questo affare non bello.
Intanto quello con la faccia cattiva insiste:
ma perché no? che c’è di male? che cosa ci può succedere? Ti ho detto di no e non lo voglio più
ripetere, risponde l’altro.
Intanto lei nota che il ragazzo con la faccia
onesta ha al collo una catenina con una medaglia che le è molto familiare: è un
istante, le viene quasi da gridare per la gioia…. Ma quello è suo figlio, ha al
collo la stessa identica catenina che lei gli mise quando lo porto
all’orfanotrofio perché non era in grado di tenerlo. Sono passati tanti anni,
ma lei si ricorda tutto, come se fosse successo ieri. Ma si, è proprio lui; anche l’età che mostra
di avere corrisponde con il tempo che è passato.
Quando si separò da questo figlio appena nato,
e che amava molto, le sembrò di perdere una parte di se stessa Si ricorda perfettamente di quei giorni, era
giovanissima e lo aveva appena messo al mondo quasi di nascosto; tutti la
avevano consigliata di abortire, ma lei non aveva assolutamente voluto; non era
ancora sposata, si era trattato di un’infatuazione giovanile; il padre del
bimbo si era dileguato. Allora aveva pensato di lasciarlo nell’orfanotrofio; le
suore si sarebbero prese cura di lui.
Gli aveva messo al collo quella medaglietta con inciso dietro il nome e
la data di nascita per poterlo riconoscere se un giorno lo avesse
incontrato. Lei aveva al collo una
medaglietta uguale identica. Ora suo
figlio lo ha ritrovato, ma in che terribili circostanze e che brutta vita fa !
Intanto
quello con la faccia cattiva continua a guardarla e in un modo che non lascia
dubbi; le si avvicina con chiare intenzioni.
Lei grida …. suo figlio (che,
naturalmente, non sa di essere suo figlio), che stava guardando altrove si
gira, vede la scena; è un attimo, non è un pugno, ma una saetta quella che
colpisce l’altro in pieno viso. Si
avventano l’uno, contro l’altro, ma suo figlio, che è molto più forte, sta per
avere la meglio. Allora l’altro, con la
faccia tutta sanguinante per il pugno ricevuto, vistosi sconfitto, pensa
all’estrema ignobile risorsa: estrae dalla tasca la pistola e la punta contro
suo figlio pronto a sparare; allora lei non ci pensa due volte…. un balzo
improvviso nonostante le mani legate e si interpone tra i due giusto in tempo
per ricevere lei, nel cuore, la pallottola destinata al figlio. Cade a terra
colpita a morte. Il ragazzo con la
faccia buona si china su di lei per soccorrerla, ma nota subito la medaglia
uguale e identica alla sua. Le suore glielo avevano detto che sua madre lo
aveva abbandonato solo perché non era in grado di tenerlo e che se avesse
voluto avrebbe potuto abortire senza alcun problema; inoltre gli avevano anche
detto che aveva una medaglia al collo uguale alla sua. Guarda bene la medaglia, la tocca, la gira;
ma è proprio uguale alla sua. Ma lei perché ha questa medaglia ? le dice… ma
chi è lei,… e perché mi ha salvato la vita?
Figlio mio, perché sono tua madre…
Lui si
sente come impazzire: mamma, finalmente ti ho trovata; la stringe, la abbraccia. Ma purtroppo sente di stringere un corpo
morto… è morta…quel delinquente l’ha uccisa.
Con infinita dolcezza depone a terra il corpo della madre; si alza in
piedi, si gira verso di lui; l’altro gli punta di nuovo la pistola contro; ma non fa in tempo a sparare… viene
sollevato di peso e scaraventato fuori
dalla finestra in un gran fragore di vetro rotti. Anche per lui è finita. Allora il giovane dalla faccia buona si gira,
con grande tenerezza solleva il corpo di
sua madre e lo depone sul letto, lo compone... le accarezza il viso. Poi si avvia verso la porta ed esce; la
stazione dei carabinieri è vicina.
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